giovedì 15 dicembre 2011

Wicked Lovely (o, della sorella più furba di Bella Swan)

venerdì 4 febbraio 2011 12.01  
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Ho detto di volermi rilassare un po' la mente dopo Stephen King? Eccomi accontentata. Allora, fra tutti i (troppi) libri ad ambientazione pseudo urban-fantasy riversatisi nelle librerie sull'onda di Twilight, devo dire che Wicked Lovely non mi aveva fatto una cattiva impressione: a vederlo e a leggerne la quarta di copertina mi dava l'idea di un libro carino, forse anche un buon libro, arrivato sugli scaffali più in vista delle librerie grazie al vento favorevole che tutt'ora spira per i romanzi fantastico/adolescenziali.
Ebbene, mi è capitato tra le mani qualche giorno fa e giusto ieri ho finito di leggerlo. Non c'è da sorprendersi: è un libro che si legge in un battibaleno. Forse fin troppo rapidamente. Togliamo il "forse", và.
Com'è leggere un romanzo appartenente al filone urban-fantasy romantico? Vediamola così. Leggere Stephen King è stato come sbafarsi da soli un pasto completo: ti rimpinzi, ti delizi, fai quasi indigestione. A volte ti capitano dei bocconi amari, o delle pietanze dal sapore fin troppo forte, o troppo piccante, che ti fanno lacrimare gli occhi e sentire male alla testa. Chiudi il libro con la sensazione di aver mangiato a quattro palmenti.
Se vogliamo evitare il confronto impari con un autore come King, allora scendiamo ad altri autori che mi sono sempre piaciuti: Scarlett Thomas, Juliet Marillier. Nei loro libri le "pietanze" sono tante, e c'è tanta roba tra cui scegliere: assaggi, assapori, e finisci il libro che hai mangiato un po' di tutto. Sazio.
Wicked Lovely, come Twilight, è una merendina. Uno snack. Te lo sgranocchi quando hai bisogno di un tappabuchi e un po' di zuccheri.
Il paragone non vuole essere una critica nè una nota negativa, assolutamente. Perfino io aspiro a scrivere libri che riescano ad essere almeno una merendina, almeno un piacevole passatempo, per i lettori: è il minimo che si possa pretendere, come scrittori.
Innanzitutto c'è da dire una cosa, su questo libro: pur cavalcando il successo di Twilight, non parla di vampiri/lupi mannari/altre creature diversamente vive/maledette/dannate, ecc. Parla del Piccolo Popolo; il popolo fatato.
Una cosa veramente piacevole da notare durante la lettura è che l'autrice, Melissa Marr, si è davvero documentata sull'argomento, e anche piuttosto bene: il mondo invisibile del popolo fatato e le creature che lo abitano sono decisamente affascinanti, e si lascia capire che ci sarebbe ancora tanto da raccontare su di loro. Purtroppo, nonostante tutto, il libro tiene le distanze. Non ci si addentra, non si esplora, non si conosce niente di più di quanto ci serve per conoscere e capire i personaggi principali.
Gli unici personaggi a cui riusciamo ad associare un volto e una personalità sono molto limitati: Aislinn, la nostra protagonista, dotata della seconda vista e quindi della capacità di vedere le creature invisibili ad occhi umani; Seth, il suo migliore amico; Keenan, creatura fatata e Re dell'Estate; Donia, la Ragazza dell'Inverno, ombra fedele e innamorata disperata di Keenan. L'unico altro personaggio di spicco è Beira, regina dell'Inverno, unica antagonista: abbastanza originale e di carattere per essere ricordata, non abbastanza per essere considerata una "brava" cattiva. Tutti gli altri, il popolo fatato, le guardie del corpo di Keenan, le streghe, la nonna di Aislinn, le sue (presunte) amiche, non sono che nomi sulla pagina. Stranamente, per un bel pezzo ho continuato a pensare che avrei visto benissimo la storia come un manga: la stessa focalizzazione assoluta sui pochi personaggi principali, su certe scene chiave, e poco spazio per lo sfondo.
Credo che il problema di WL sia di avere delle belle idee e delle trovate originali, ma di non avere abbastanza carattere per valorizzarle. Il popolo fatato c'è, ma resta sullo sfondo. Ci sarebbe la vita normale di Aislinn, ma non vediamo quasi niente eccetto la casa di Seth e qualche flash della scuola. Le amiche di Aislinn sono stereotipate fino all'eccesso: le classiche amiche di scuola frivole e stupide, le quali, a parte qualche battuta del tutto fuori luogo, non scambiano con Aislinn neanche mezza chiacchierata. L'unico essere umano con cui Aislinn ha un dialogo nel vero senso della parola, per tutto il libro, è soltanto Seth. Ma allora che cosa ci stanno a fare tutti gli altri? Sfondo. Come tutto il resto.
I dialoghi, poi, sono spesso di una piattezza e di una vaghezza sconcertante: spesso non capisci neanche dove gli stessi personaggi vogliano andare a parare.

(...)"Fai male. Quegli esseri sono..." Aislinn scosse di nuovo la testa: Seth ci scherzava sopra. Senza volerlo ripensò a Keenan. Arrossendo, balbettò: "Sono orrendi. Quasi tutti."
"Non tutti, però." disse Seth con un filo di voce, senza sorridere più.
"Quasi tutti..." Fissò di nuovo i tre esseri lì fuori e non avendo il coraggio di guardare Seth gli disse: "Non tutti, però. No." (...)


(...)"Se non ci fossi stata tu..."
"Come?" Quando Donia si volse verso di lei distogliendo lo sguardo dalle creature appena entrare, un'espressione dolente le era apparsa sul viso.
"Prima, se non ci fossi stata tu..."
"C'ero, però." Sorrise, ma nel suo sguardo si era insinuato un velo di inquietitudine, che la faceva apparire in tensione, desiderosa di andarsene.
"Sì. Devo andare a cercare il mio... qualcuno." (...)


Bip. Bip. Bip. Questo è il suono della mia attenzione che si aspettava di essere catturata da qualcosa durante il dialogo.
Non parliamo poi della meravigliosa dialettica, della raffinatezza, maturità e classe delle altre ragazze umane di sesso femminile...

(...) "Certo, ma sono dei cretini con un fisico megagalattico. Se non hai intenzione di fare niente con Seth" aggiunse con aria maliziosa, "una ragazza ha le sue esigenze, no? Pensaci."(...)
 

"Avevo sentito dire che era appetitoso, ma..." Rianne si portò una mano al petto come se facesse fatica a respirare mentre indirizzava una lunga occhiata alla volta di Keenan. "Qui ho la sensazione che si stia parlando di un bocconcino di prim'ordine."
"Se lo dici tu." Aislinn arrossì. (...)
Rianne si avvicinò a Keenan e lo squadrò come se fosse un quarto di bue. "Tu potresti scoprirlo."
Carla gli posò una mano su un braccio. "Non morde."
 

(...)"Sindrome premestruale." esclamò Rianne. Poi posò la mano su quella di Keenan e aggiunse: "Non farci caso, tesoro. Ti aiuteremo noi a lavorarle ai fianchi."

Amiche sceme, assatanate, fini come cammelli e pure stronze. Ma certo, le amiche umane non possono essere altro se non vili ragazzette svenevoli. Come queste siano potute diventare amiche di Aislinn quando è chiaro che anche lei non le sopporta è un mistero. E insomma, facciamolo un po' vedere quanto fa schifo il banale mondo umano in confronto allo scintillante popolo fatato, se no non c'è nemmeno un po' di pathos in tutta 'sta storia!
In più, i capitoli hanno il brutto vizio di essere terribilmente lenti fino ad una buona metà del libro, durante la quale i personaggi non fanno che interagire tra loro ripetendo a non finire le stesse cose. Tutta la trama ruota attorno al fatto che Aislinn potrebbe (o NON potrebbe) essere la Regina dell'Estate di cui Keenan ha bisogno per diventare Re dell'Estate a tutti gli effetti, per riacquistare in pieno i propri poteri e spodestare così la sua malvagia madre Invernale. Il problema è che suddetto Keenan deve conquistare Aislinn, la quale non è così propensa come altre giovincelle letterarie a cedere alle lusinghe del primo essere soprannaturale che le si presenta, ma è invece piuttosto presa dal suo umanissimo Seth e molto poco propensa a cambiare idea. Un punto a suo favore.
Fatto sta che più di metà libro (più di metà libro!) non fa che girare attorno al fatto che Keenan deve conquistare Aislinn, che Keenan non riesce a conquistare Aislinn, che Keenan deve riuscire assolutamente a conquistare Aislinn, che i cattivi non vogliono che Keenan riesca a conquistare Aislinn, che è di vitale importanza che Keenan riesca a conquistare Aislinn, che Keenan non ha alcun possibilità di conquistare Aislinn, che Keenan dovrà fare di tutto per conquistare Aislinn... Siete già crollati? Su, su, svegli, c'è una trama da portare a termine!
Fra i personaggi lasciati in disparte c'è la nonna di Aislinn, la donna che l'ha accudita fin dall'infanzia, l'unica persona a possedere la seconda vista oltre a lei, colei che le ha insegnato tutto quello che sa sul popolo fatato, cosa fare e come difendersi. Questa arzilla vecchietta viene sempre nominata di sfuggita e mai approfondita. C'è una parte importante dove si racconta parte del suo passato e si parla di Moira, sua figlia e madre di Aislinn, ma l'episodio rimane scarno e isolato, e non se ne parla mai più in seguito. E' piuttosto evidente che questo libro sia fatto per avere un seguito, ma fin troppe cose vengono lasciate in ombra, dimenticate o menzionate di sfuggita.

Non si spiega nemmeno come [SPOILER!!!] Donia riesca ad evitare di morire, nel finale. Sì, le streghe dicono di avere "finalmente trovato un essere in grado di sopravvivere al bacio dell'inverno", ma cosa le ha permesso di sopravvivere? Come ha fatto? Perché è lei l'essere in grado di sopravvivere? Non ci è dato saperlo... o almeno, in questo libro nessuno se ne preoccupa. [FINE SPOILER]

Alcune cose, poi, non tornano: Aislinn si comporta in modo decisamente troppo ingenuo per essere una che convive da tutta la vita con la capacità di vedere le fate. Se per tutta la vita non hai fatto altro che vedere il popolo fatato attorno a te e hai imparato tutti i trucchi per depistarlo e per non attirare l'attenzione, la volta che capiti nel bel mezzo di un festino fatato (ed Aislinn ha il vantaggio di vedere tutti quanti, anche se vorrebbero essere invisibili agli occhi umani) non ti fermi neanche un attimo a pensare che magari non è proprio il caso di ballare con loro e bere il loro vino?! Da una che è stata addestrata fin dalla nascita alle usanze del popolo fatato, una precauzione del genere mi sembra non solo banale, ma basilare.
Una delle cose positive di questo libro, che lo rende probabilmente migliore della saga della Meyer e di molta altra sbobba adolescenziale, è che i personaggi sono trattati con più cura, e la situazione sentimentale tra di loro riesce ad avere anche un guizzo di originalità. Aislinn non è passiva e non si piega alle richieste del suo corteggiatore indesiderato: è sensibile al fascino sovrannaturale di Keenan, ma per una volta vediamo finalmente una ragazza in grado di pensare con la propria testa e di volgere la situazione a suo vantaggio, che agli altri piaccia o no. E qui ci sta un bell'alleluia. Seth è un personaggio interessante: mi ha sorpresa perché è una figura maschile molto dolce e tuttavia realistica, umana e quasi familiare. Non è il cavaliere che proteggerà la sua donzella da ogni male, ma è l'ancora a cui aggrapparsi quando le cose andranno male. Una buona nota positiva anche questa. Donia è un personaggio triste ed orgoglioso, dotata di buon senso e l'unica veramente e sinceramente innamorata di Keenan. Suddetto Keenan è, a conti fatti, il personaggio peggiore, e ci fa una ben misera figura rispetto a tutti gli altri messi insieme. Sì, un altro punto a favore per non aver preferito esaltare il magggico corteggiatore soprannaturale.
A conti fatti, Wicked Lovely ha le sue ragioni per meritare la fetta di discreto successo che si è guadagnato all'interno del filone urban-fantasy adolescenziale, perché è oggettivamente meglio dei classici prodotti propri di quel filone. Leggerei anche il secondo libro? Purtroppo non credo, perché nonostante tutto il libro mi ha lasciato ben poco gusto in bocca e, conclusa la storia, non mi ha fatto venire voglia di scoprire altro.
Adesso non mi resta che stare a vedere che cosa arriverà come prossima portata.

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