martedì 2 novembre 2010 1.38
"(...)Oppure come quella zecca sull'albero, la cui vita non ha altro da offrire se non un continuo sopravvivere. La zecca piccola e brutta, che modella il suo corpo grigio-piombo come una palla, per offrire al mondo esterno la minima superficie possibile; che rende la sua pelle compatta e dura per non lasciar fuoriuscire nulla, per non lasciar traspirare nemmeno una minima parte di sé. La zecca che diventa piccolissima e insignificante, perché nessuno la veda e la calpesti. La zecca solitaria che, raccolta in sé, sta rannicchiata sul suo albero, cieca, sorda e muta e si limita a fiutare, a fiutare per anni, a distanza di miglia, il sangue di animali di passaggio che con le proprie forze non raggiungerà mai. La zecca potrebbe lasciarsi cadere. Potrebbe lasciarsi cadere a terra nel bosco, con le sue sei minuscole zampette potrebbe strisciare qua e là per un paio di millimetri e poi aspettare la morte sotto le foglie, non sarebbe una gran perdita per lei, Dio sa che non lo sarebbe. Ma la zecca, testarda, ostinata e ripugnante, sta rannicchiata e vive e aspetta. Aspetta, finché il caso estremamente improbabile le porta il sangue sotto forma di un animale direttamente sotto l'albero. E soltanto allora abbandona il suo ritegno, si lascia cadere, e si aggrappa e scava e si attacca con unghie e denti alla carne altrui..."
(Patrick Süskind - Il Profumo)
Nessun commento:
Posta un commento