Anticipo che quello di King non è "il mio genere", nel senso che non è il tipo di libri che mi piace legegre di solito: tuttavia, finora ho letto IT e Le notti di Salem, ed entrambi si sono lasciati divorare a velocità supersonica. Sì, perché la scrittura di King acchiappa, ipnotizza, seduce, ti tiene letteralmente gli occhi incollati alla pagina, e questo è senz'altro un bene.
Ma ora, Le notti di Salem. 'Salem's Lot.
Una prima considerazione: è più "leggero" di romanzi come IT, molto più semplice e lineare come storia, più concentrato ed incisivo e molto, molto meno morboso. (Dite quel che volete, per essere un ottimo libro è un ottimo libro, ma ciò non toglie che sia quello che è. Un gigantesco mindfuck!) I lettori dallo stomaco debole siano avvisati, comunque: la crudeltà è sempre presente, anche -e a volte soprattutto- verso i bambini. Una crudeltà diversa da quella presente in IT; qualche volta una crudeltà che non proviene nemmeno dal nemico soprannaturale ma, molto più banalmente, dalle persone di tutti i giorni.
Ecco, una delle cose curiose e piuttosto agghiaccianti di questo libro è proprio il modo in cui viene trattata la pura e semplice crudeltà: in modo asettico, freddo, totalmente imparziale. Non che non ci sia partecipazione, c'è eccome: c'è la TUA partecipazione di lettore che te ne stai dall'altra parte della pagina con lo stomaco aggrovigliato e il cuore in gola, sperando fino all'ultimo che quello che temi non succeda. E invece succede, e quel che è peggio è che le scene più terrificanti si svolgono lì sotto i tuoi occhi, con lo stesso freddo rigore di un intervento in una sala operatoria.
Bisogna leggerlo per capire che cosa si prova, e trovo che questo sia proprio uno dei punti di forza del libro. Non ci vengono mai date false speranze, ma la verità ci viene lentamente rivelata senza fretta e senza trame labirintiche: perfino uno dei personaggi principali, a metà libro, viene brutalmente eliminato prima ancora che ce ne possiamo rendere davvero conto.
Un altro lato positivo è che, se si comincia a leggere completamente ignari della trama, come ho fatto io, non c'è neanche bisogno che l'autore ci dica che tipo di creatura sia il nemico soprannaturale con cui andremo a scontrarci: gli indizi sono tutti sotto i nostri occhi, e da lettori lo indoviniamo quasi pigramente, senza nessuna forzatura. Quando i personaggi pronunciano per la prima volta il noome del mostro, noi lo abbiamo già capito da un pezzo.
Bella anche la caratterizzazione di un cattivo che sarebbe stato troppo facile fare cadere nei soliti stereotipi: abbiamo un cattivo estremamente astuto, che si fa tranquillamente beffe del gruppetto di eroi e che snobba con un certo stile il classico incontro finale, lasciandoci tutti con un bel palmo di naso (non sto spoilerando: l'incontro finale è molto meno "finale" di quanto si possa credere!). Forse il filo conduttore dell'intera vicenda è una sorta di triste senso di ineluttabilità: man mano che vai avanti con la storia, ti rendi conto che in realtà ne hai già letto la fine, e che quindi puoi anche indovinare con una certa sicurezza chi si salverà e chi no. Questo è allo stesso modo un pregio e un difetto: buono perché ti senti partecipe della tristezza e della desolazione delle ultime pagine, cattivo perché buona parte della pathos se ne va non appena hai rimesso insieme gli spezzoni di passato e presente letti in precedenza. In effetti questa cosa c'era anche in IT: lo scontro col mostro perde un bel po' di tensione se sai già per certo che tutti quanti gli eroi ne usciranno vivi...
E il finale... eh be', il finale lascia una certa soddisfazione.
Lo so, è un modo un po' vago di recensire un libro. Però descrivere le sensazioni che mi ha dato la lettura, per me, è da sempre il modo migliore di raccontare un libro: inoltre, è assolutamente necessario non fare troppi spoiler riguardo la trama o i personaggi, altrimenti si infrange tutta la tensione del libro, che come trama è veramente semplicissimo e si regge esclusivamente su quelli. Nient'altro da aggiungere, se non che non sono ancora riuscita a colmare un buco narrativo: non viene mai spiegato nei dettagli il passato di Casa Marsten, il perché dell'omicidio/suicidio che vi è stato compiuto in passato. Comunque.
E insomma, King è bravo, e c'è poco da dire: finora credo che sia l'unico scrittore che riesce veramente a farmi paura quando lo leggo. Il prossimo credo che sarà La Torre Nera, anche se di certo non subito... i libri di King hanno anche questo effetto collaterale: serve veramente un attimo di riposo mentale fra l'uno e l'altro!
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