lunedì 23 settembre 2013

cronache modenesi

Appena finita una settimana da pendolare in quel di Modena, ovviamente inaugurata con un piede fresco di rottura e con un'inedita vescica sulla pianta! Due giorni dopo si rimedia con le scarpe nuove, e l'effetto è immediato: il dolore lancinante ai malleoli cancella completamente quello della vescica.
Ma, a parte questo, Modena! Con le sue viuzze tutte uguali, e così sicure della propria identità da non sentire alcun bisogno di un cartello che ne riveli il nome ai comuni passanti! Io e la città esordiamo fissandoci in cagnesco appena esco dalla stazione, e mostrandoci ripetutamente il medio ad ogni svolta.
Ma poi, dai e dai, la routine ha la medio sull'odio reciproco, e la scoperta di scorciatoie piacevoli come il parco ducale comincia a farmi riconciliare con il posto.
Il corso di catalogazione non è niente male: mi fa sentire tanta nostalgia della biblioteca, e dopo un bel po' di tempo è piacevole la sensazione che dà imparare qualcosa, la sensazione del lavoro ben fatto, di aver risolto un rompicapo. Con la quantità di bevande da macchinetta che ingurgito -per compensare il magro pranzo a base di panino che mangio regolarmente seduta in stazione- probabilmente finirò in overdose da zuccheri, ma pazienza...
Finora la stazione mi ha portato solo due spettacoli ragguardevoli: una mattina, a Parma, vedo salire su un treno un signore distinto dai tratti orientali, che trasporta un enorme scatola bucata bucata carica di... Piccioni. Piccioni parmensi doc, quelli grigiastri propensi ai frontali con i passanti, che puoi trovare in piazza. Decido di non farmi domande di cui non voglio sapere la risposta.
Invece, la stazione di Modena all'ora di pranzo ha un ospite caratteristico: io lo chiamo Il Profeta, e si tratta di un signore che si fa vedere sempre in giaccone e con un grosso ombrello aperto. Se ne sta sotto il suo ombrello e predica ai passanti che aspettano il bus, e non gli importa che lo ascoltino o meno. Di solito riesco a cogliere uno squarcio della sua omelia mentre passo al volo per prendere il treno: venerdì parlava di angeli, oggi di prostitute redente.
La prima volta che l'ho visto stava cantando a squarciagola. Ammetto che qualche volta mi verrebbe voglia di fermarmi e stare ad ascoltare l'intera predica solo per vedere dove va a parare.
Fare la pendolare non è male, quando devi farlo per meno di due settimane.