venerdì 7 giugno 2013

Guilty Pleasures (ovvero "Eh, sì, leggo ANCHE questo...")

In passato mi ero chiesta spesso che cosa avrei scritto quando avessi finito la trilogia fantasy.
(In passato mi ero anche chiesta spesso: "Finirò mai la trilogia fantasy?"... Ora posso dire di essere alle ultime battute, ma il traguardo è lontano!)
Diciamo che per adesso le idee si affollano, ed è una buona cosa, perché ciò che ho sempre temuto è proprio di rimanere completamente a secco di idee. Comunque i progetti ci sono, e il primo della lista potrebbe essere una sorta di urban fantasy con i vampiri e parte del Mondo di Tenebra. (ludicamente parlando...) Sì, sono consapevole che di questi tempi ammettere di voler scrivere di vampiri può scatenare il lancio di uova marce (ne parlavo anche tempo fa), ma comincio a notare che il "fenomeno twilight" ormai va scemando sempre di più, quindi è probabile che il mercato saturato si calmi e che si possa ricominciare a scriverne, anche in sordina, senza scadere nel paranormal romance adolescenziale.
Comunque!
In verità non sono mai stata una grande lettrice di urban fantasy, e pochi di quelli che ho provato mi sono piaciuti davvero. Forse il vero problema di leggerli adesso è che l'unica versione "famosa" dell'urban fantasy è solo e unicamente il paranormal romance. Insomma, ti leggi una trama da romanzo rosa, però con le zanne/le ali/il pelo/la polvere di fata. Non è quello che cerco io: in qualunque genere di libro non mi piace quando la trama è subordinata alla romance. Purtroppo quasi tutti gli urban usciti dopo il duemila hanno avuto invece questo stampo.
Però ogni tanto si trova qualcosa.
Non qualcosa di particolarmente originale, niente lampi di genio né una scrittura formidabile... Semplicemente qualcosa di inaspettatamente piacevole da leggere.
E non è detto che sia privo di difetti: può avere dei passaggi drammaticamente stupidi, protagonisti che non sopporti, eppure per qualche motivo il pomeriggio lo passi -ancora una volta- a sfogliare proprio quel libro.

A me è successo recentemente con Dead Witch Walking di Kim Harrison (che mi rifiuto di chiamare Il bacio di mezzanotte come il titolo italiano...): un urban fantasy ambientato in un presente alternativo dove umani e soprannaturali convivono in seguito ad un'epidemia che ha decimato la popolazione umana portandola numericamente al pari con quella "fatata". Niente di post-apocalittico: streghe, folletti, lupi mannari, fate e vampiri convivono più o meno pacificamente con gli umani, con tutte le difficoltà di convivenza del caso. E questo è interessante.
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 (che cosa arrogante che è la copertina americana!)
La protagonista è una strega, Rachel Morgan, che lavora per quella che praticamente è l'FBI dei soprannaturali. Ma solo per un capitolo: nel secondo ha già lasciato il suo lavoro, e di conseguenza precipita in un casino dietro l'altro.
Avevo letto questo libro qualche anno fa senza trovarci granché; l'ho riletto adesso e tutto sommato l'ho trovato piacevole e con delle idee potenzialmente interessanti. Il fatto è questo: i personaggi sono interessanti. Ti incuriosiscono e alla fine ti importa di loro. Rachel non è una protagonista cretina, anche se spesso e volentieri ci si comporta, e un po' troppe volte esce da situazioni impossibili grazie ad una "insperata fortuna" o al fin eccessivo rispetto che le portano i suoi rivali. Se ogni tanto finisse pestata come un tamburo sarebbe più credibile, e anche più divertente.
Anche i vampiri non sono niente male, anzi, ci sono dei pezzi dedicati a loro che finiscono per essere davvero divertenti: peccato solo che nel libro ci sia una sovrappopolazione di vampiri a scapito di tutto il resto del mondo soprannaturale. Quando vedremo qualche altra strega? Un po' di folletti o fate in più? Qualche troll? Perfino la protagonista flirta unicamente coi vampiri, e in maniera piuttosto ripetitiva: praticamente ne spunta uno ogni angolo.
Non saprei dire esattamente cos'ha questo libro che non funziona, e cosa al contrario funziona. Forse sono le buone idee, che però spesso vengono usate male. Le cose importanti, come il background storico, vengono riassunte all'occorrenza in spiegoni. Ci sono tante scene d'azione, peccato che il più delle volte finivo perfino per dimenticarmi completamente "perché" i personaggi stessero facendo irruzione in un posto, o cosa stessero cercando, o come ci fossero arrivati. Nel primo libro, oltretutto, abbiamo il cattivo modello Fascinoso Uomo d'Affari: sebbene Rachel sia decisamente in contrasto con lui, immancabilmente si cade di tanto in tanto nella competizione/attrazione, e in un momento in cui Rachel è letteralmente imprigionata nel suo ufficio si permette una digressione assurda tipo: "Oh, sembrava che lui desiderasse soltanto qualcuno con cui parlare ed essere semplicemente se stesso!"
Ma, nonostante tutto, non solo l'ho riletto, ma ho cominciato anche il secondo libro.
Anche qui lo stile è lo stesso, e ci sono perfino delle perle come "Il panico era un nastro d'argento che solcava la seta nera della sua voce" o "con voce melliflua come frullato al cioccolato" (Uottefàk?)... Inoltre, già nei primi capitoli c'è l'ennesimo scatto d'ira della vampira Ivy, e nessuno, nemmeno la protagonista, fa le cose più elementari per evitarlo. Ancora una volta sembra che i protagonisti facciano assolutamente di tutto pur di fare in modo di mettersi nei guai nel peggior modo possibile.
Eppure continuo a leggerlo. Perché? Beh, perché può avere tutti i difetti del mondo, ma per qualche motivo è ancora innegabilmente divertente. Piacere colpevole, decisamente.