martedì 9 aprile 2013

Argetlam - La Spada di Luce


copertina del libro Argetlam - la spada di luce
“Ginevra ha vent'anni e vive insieme alla sua famiglia adottiva composta dal fratello Alessandro e dai genitori, ma la sua esistenza viene di colpo sconvolta quando un giorno, mentre visita una mostra celtica, la statua de "Il Guerriero Vinto" prende vita davanti ai suoi occhi increduli.
In realtà quella statua altri non è che Nuada, sovrano dei Tuatha De Danann, la stirpe mitologica che aveva dominato l'Irlanda prima degli uomini, conosciuto anche come "Argetlam" ("Braccio d'Argento") per la protesi in metallo che sostituisce il suo arto destro perso durante una battaglia.
Da quel momento tra i due si instaura un legame speciale e piano piano Ginevra scopre che tutta la sua vita è molto diversa da quella che ha sempre creduto.

Sullo sfondo della città di Parma e dei suoi antichi monumenti, si snoda la fitta trama di "Argetlam - La Spada di Luce", primo capitolo della saga urban fantasy di Alessia Mainardi che affonda le radici nelle leggende del Nord Europa e nelle divinità del mondo celtico. Dopo il successo della saga fantasy "Avelion", l'autrice accompagna i lettori in uno scenario tutto nuovo, con personaggi che vivono ai giorni nostri, lavorano, studiano e si vestono alla moda, ma che in realtà rappresentano il portale di accesso a un mondo di fantasia, in cui stirpi divine da sempre in lotta per la supremazia vivono celate in mezzo agli uomini. Compito di Nuada e dei suoi compagni di avventura terrestri sarà quello di salvare la razza umana recuperando i Quattro Gioielli, oggetti magici con immensi poteri: la Spada di Luce, la Lancia della Vittoria, il Calderone dell'Abbondanza e la Pietra del Destino.
Un cammino tortuoso e irto di pericoli, in cui ragazzi moderni ed esseri leggendari dovranno imparare a comprendersi, fidandosi gli uni degli altri, per affrontare nemici imprevedibili e letali, nell'eterno conflitto tra la propria volontà e le imposizioni dettate dalle proprie origini, dall'appartenenza a un popolo o da convinzioni di supremazia frutto di antichi retaggi. Nel complicato intreccio tra storia, miti e credenze di culture lontane, ognuno affronterà la sfida più grande: conoscere e accettare se stesso, vincendo le proprie paure e le proprie debolezze, per ribellarsi a un destino imperscrutabile dove tutto sembra già scritto.”

Premetto una cosa: conoscere l’autore di un libro rende molto difficile fare sia il complimento più smisurato che la critica più pesante.
Conosco Alessia e siamo amiche da anni, ma posso dire onestamente che ammiro il suo lavoro e che la trovo una scrittrice che si impegna veramente. Anche per questo, oltre che per il desiderio di dare una mano e promuovere nuovi scrittori, stavolta ho voluto fare una piccola recensione al suo nuovo libro che apre una saga urban fantasy: Argetlam - La Spada di Luce.

La prima impressione che ne ho avuto, è che è un libro che sembra un telefilm. Nel senso che sembra scritto per essere lo script di un telefilm, e nel complesso è una sensazione abbastanza positiva. Il ritmo è rapido, e si viene presto a conoscenza, uno dopo l’altro, di tutti i membri del “cast” che accompagnerà la storia: storia che, si intuisce subito, non si limiterà ad un solo episodio. Il fatto che questo sia il primo volume di una quadrilogia lascia intendere un’avventura a puntate, nelle quali ci si aspetta che tutti i numerosi personaggi presentati in questa prima puntata d’esordio si muoveranno in contesti nuovi di volta in volta, rivelando ogni volta qualcosa di più di loro stessi.
Ha anche la costruzione tipica del telefilm, specialmente nei continui flashback e flash forward: uno stile di narrazione atipico e che ogni tanto rischia di confondere, ma che di certo tiene alta la curiosità.
A livello di trama, certi dettagli mi hanno ricordato un pochino una mia lettura recente, ovvero “La Mummia” di Anne Rice, degli anni novanta. Ha lo stesso plot semiserio, e la stessa tensione romantica tra la protagonista e la “guest star” soprannaturale.

Un’altra particolarità: il fatto di essere ambientato a Parma. Per me è sempre curioso leggere qualcosa ambientato nella mia stessa città: eppure, anche se da una parte mi suona strano, dall’altra mi si è risvegliata una simpatia istintiva riconoscendo i luoghi e le persone che hanno ovviamente ispirato molte parti del libro, e anche nostalgia per lo Shadowland, che è veramente esistito anche se solo per una breve parentesi. E poi ci si può divertire a confrontare la mappa con le vere strade di Parma, e andare a scovare i posti, reali o inventati, che vengono citati.

Se c’è qualche difetto, è nell'eccessiva fretta di finire (che purtroppo si sente molto), in molte -forse troppe- scene che vengono raccontate ma non mostrate (il momento preciso della perdita del braccio di Nuada sarebbe stata un’ottima scena da vedere nei dettagli, forse addirittura una perfetta scena iniziale, almeno a parere mio), e concetti che vengono ribaditi troppe volte o in modo insipido: Nuada si meraviglia un po’ troppe volte delle “capacità logico-deduttive” della nostra protagonista, e la suddetta accetta il soprannaturale fin troppo in fretta e di buon grado.
Invece la parte più curata mi sembra senz’altro la parte centrale dedicata al momento in cui si svolge il concerto, mentre contemporaneamente Ginevra si trova ad essere sedotta da un Incubus.

Un altro dettaglio particolarmente evidente è che Ginevra sia affetta dalla stessa disabilità dell’autrice. (Oltre a condividerne anche altri aspetti e gusti, per chi la conosce di persona.)
Si tratta quindi di una self insertion? La risposta onesta è sì, certo. Però non penso che sia un lato negativo.
In questo caso, la self insertion viene usata per raccontare un punto di vista tutto sommato inusuale: quello di una ragazza disabile. Quindi non è messo a caso, ma viene usato per descrivere dall’interno una vera e propria condizione personale: si tratta ovviamente e dichiaratamente di una forma di self insertion, ma usata con un intento molto preciso.

Più che di azione, questo primo libro mi è sembrato preparatorio: per continuare il paragone con il mondo dei telefilm, questo è senza dubbio il pilot. Ci è stato dato giusto un assaggio di tutto. Il cast è pronto, le relazioni tra i personaggi sono state rivelate, gli equilibri tra buoni, cattivi e non pervenuti anche, e resta la domanda irrisolta: sono pronti a partire; cosa li aspetta adesso?
Il libro è tutto sommato scorrevole e di facile lettura, e i continui rimandi alla fantascienza, alla mitologia e alla tradizione celtica sono interessanti. Si prospetta una saga dal sapore del romanzo a puntate, con una caccia al tesoro nelle prossime tappe, che saranno naturalmente Inghilterra, Irlanda e Scozia.