“Cosa sta succedendo a Alice
Butler, esperta in crittoanalisi e ideatrice di nuovi prodotti per la PopCo,
terza multinazionale del giocattolo al mondo? Perché l’azienda ha deciso di
isolare lei e altri creativi in un complesso sperduto nella brughiera inglese?
Chi si nasconde dietro i messaggi in codice che negli ultimi tempi qualcuno le
invia? Si tratta di pericolosi avvertimenti o queste curiose sequenze
alfanumeriche celano un intrigante segreto? Quando emerge in tutta chiarezza
che gli avidi manager della PopCo sarebbero pronti a tutto per accaparrarsi
nuove fette di mercato, ecco che la giovane matematica scopre di non essere
sola. Alle scrivanie della PopCo, infatti, siedono altri impiegati sovversivi.”
Rileggo PopCo.
E intanto sono in balia di pensieri contrastanti, perché non
faccio che ricordarmi che, ogni volta che mi trovo a consigliare i libri della
Thomas, finisco per dare la ben poco esauriente motivazione: “Devi leggerlo per
capire!”
Eppure no, stavolta devo riuscire a spiegare i motivi. Se
avessi delle sorelle più piccole vorrei che leggessero questo libro, eppure
sentirei il bisogno di passarglielo insieme ad un manuale di istruzioni.
In fondo è il motivo per cui non si mettono certi libri in
mano a bambini troppo piccoli: ti manca l’esperienza per capire cosa puoi
prendere per buono e cosa invece scartare o semplicemente non prendere sul
serio. Non sei ancora abituato a scavare per capire che cosa c’è sotto.
Perché vorrei che lo leggessero? Beh, banalmente perché dà
un sacco di cose a cui pensare.
È un libro difficile da leggere, e soffre dei
difetti tipici di questa scrittrice: ma il bello è che, se non ti interessa il
trattato di cinque pagine su questioni matematiche, puoi saltare tutto quanto e
tornare alla trama, che diventa veramente interessante a partire da metà libro
e per fortuna non smette più.
Non sono sicura che sia “un buon libro” come lo
intendo di solito, perché divaga, ti costringe a seguirlo dove magari non avevi
intenzione di andare, interrompe la narrazione proprio quando stava diventando
interessante, non ti descrive fisicamente i personaggi ma ti fa conoscere la
loro vita.
I libri della Thomas hanno sempre un approccio piuttosto
rude e confusionario.
Ma, nonostante tutto, consiglierei di leggere questo
semplicemente perché parla della vita, di come è possibile sopravvivere al
periodo scolastico, di omologazione, di ricerca di identità, di società, di
capitalismo, di marketing e pubblicità, di consumismo, di sfruttamento.
Rileggo ancora oggi a ripetizione i capitoli dell’infanzia
della protagonista e del suo calvario durante il periodo scolastico, e continuo
a pensare che all’epoca avrei voluto qualcuno che mi spiegasse come ribellarmi
alla tortura del bullismo, dell’emarginazione e delle prese in giro. Avrei voluto qualcuno che mi avesse insegnato a resistere e
a tenermi stretta la mia identità, come ho imparato a fare solo molto più
tardi.
Inoltre, è una storia particolare, perché di questi tempi
parte il lancio di uova marce se si viene a sapere che un libro tratta di
animalisti e di vegani.
Sì, parla anche di quello, e più di una volta si schiera
neanche troppo velatamente dalla loro parte. Però è stato scritto alcuni anni
fa nel "lontano" 2007, quando ancora la moda dei vegani estremisti incazzati e degli anti-vegani
ancora più incazzati non era così virale su internet, e affrontare un discorso
al riguardo non provocava sputi in faccia.
L’opinione pubblica non era ancora così incattivita come è
adesso, al riguardo. Mai come di questi tempi, soprattutto grazie a facebook, i
flame su internet sono stati così tanto arrabbiati.
Io penso solo che gli animalisti e ambientalisti veri non
siano quelli che scatenano flame su internet.
Però io continuo a pensare che in realtà PopCo non sia stato
fatto per essere schierato. A volte lo è, come quando demonizza la figura del
medico aziendale “spacciatore di medicine” a favore della medicina naturale e
alternativa. Ma è questo il punto: sono libera anche di non essere d’accordo
col libro, o meglio con i suoi personaggi. Sono i personaggi a discutere dello
stile di vita vegetariano/vegano, ed essendo personaggi non è detto che abbiano ragione loro. Noi lettori veniamo lasciati
liberi di farci la nostra opinione, ascoltando le loro ragioni più o meno
valide.
Io non potrei mai essere vegetariana, tanto meno vegana. Ma
ho trovato interessanti gli spunti di riflessione offerti dal libro.
Per leggere Scarlett Thomas, non devi necessariamente essere
d’accordo con lei. Quello che mi ha sempre affascinata è il modo in cui esprime
le sue idee, i flussi di coscienza dei suoi personaggi che assomigliano così
tanto a ciò che succede regolarmente dentro la mia testa: ed è anche vero che
sicuramente i suoi personaggi femminili saranno tutti un ricalco delle sue
esperienze personali, e si vede, eppure trovo che questo li renda veri.
Non penso che scriva bene sempre: trovo “L’isola dei
segreti” un buco nell’acqua e “Il
giro più pazzo del mondo” un libro carino ma molto al di sotto delle
aspettative. Eppure trovo sempre qualcosa che mi serve, qualcosa da portare con
me, nei suoi libri.
Per questo è necessaria un po’ di esperienza: non puoi
leggere questi libri e arrivare al finale pensando “è un bel libro positivo con
un bel messaggio giusto da assimilare” Troppo facile. Ci devi pensare, devi
esserti fatto una tua idea, e vieni lasciato con una domanda: con cosa sei
d’accordo? In cosa potresti scegliere di credere?
Ecco, se avessi delle sorelle più piccole, vorrei che lo
leggessero per questo.
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