giovedì 23 ottobre 2014

RVH: Ascesa alle Tenebre - Recensione


È vero che si scrive, ma intanto naturalmente si continua anche a leggere!
Parliamo del libro che mi ha tenuto piacevolmente compagnia la scorsa settimana… Raistan Van Hoeck – Ascesa alle Tenebre, di Lucia Guglielminetti.

Sono incappata in questo libro come mi succede la maggior parte delle volte: per caso. Ho scoperto la scrittrice su internet, e mi sono incuriosita: complice anche il suo sito, dove è possibile leggere parecchie anteprime del suo lavoro, e quindi dare anche un corposo assaggio prima di decidere se i libri ti interessano.
Mi interessavano molto, ma ammetto che non sapevo esattamente cosa aspettarmi quando ho dato una possibilità a RVH. La storia è quella di Raistan, nato nell’Olanda del 1677, e tramite le sue memorie si ripercorre la sua vita: quella da umano, e quella che comincia con la sua rinascita da vampiro.
Prima impressione? Era esattamente quello che avevo voglia di leggere in questo periodo. Sono sempre alla ricerca di qualche racconto sui soprannaturali che abbia il sapore di qualcosa tra Anne Rice e Vampire the Masquerade, e fino ad ora nessuno dei libri urban fantasy recenti che mi era capitato di leggere mi aveva davvero soddisfatta. 

Non mancano alcuni difetti: anche se la maggior parte, ci tengo a precisare, riguardano questioni di stile. E di gusti, ovviamente. A me, per esempio, non piace molto la narrazione in forma di diario. Di solito apprezzo sia la narrazione in prima persona che i salti temporali: ma, in questo caso, i pezzi narrati al passato prossimo invece che al passato remoto mi smorzano moltissimo l’immediatezza di una scena.
L’inizio è frettoloso, come se fosse un punto del racconto su cui non vale la pena soffermarsi. Ci sono alcune frasi ricorrenti che stonano: avrei evitato le continue spiegazioni rivolte al lettore, che più volte rimarcano come “a quel tempo si facesse così”, e spesso si incappa in termini troppo moderni. È vero che il Raistan dei nostri tempi potrebbe usarli, essendo lui la voce narrante, ma ogni tanto semplicemente stonano all’interno di una scena ambientata nel settecento. (“come un alieno”, “le loro espressioni erano da filmare”, eccetera)

Per quanto riguarda non lo stile, ma i personaggi: Raistan è un protagonista carismatico, lui e Shibeen spiccano sopra tutti gli altri, ma anche i comprimari riescono ad essere piacevoli. È quasi un peccato che il Raistan bambino e umano sia così buono e caro, senza nemmeno un’ombra della persona che diventerà in futuro: non mi sarebbe dispiaciuto vedere qualche sprazzo più cupo e “selvatico” nel bravo bambino olandese che se ne va di casa in cerca di fortuna senza altra compagnia che quella del suo cane.
Shibeen: poteva essere banale, e invece non la è stata affatto. Poteva limitarsi a ricoprire il suo ruolo di creatrice e poi scomparire sullo sfondo, invece sono stata felice di vederla presente per la maggior parte del libro. L'unica cosa che mi è sembrata strana è il modo repentino in cui lei decide di cacciare Raistan di casa dopo averlo trasformato, anche se è per la sicurezza della sua famiglia. Lo seguiva da così tanto tempo che ci si aspetterebbe di vedere più ostinazione da parte sua, o almeno un progetto, un piano per lui: invece dopo pochi giorni è pronta a mandarlo via. Inoltre, anche più avanti, forse sarebbe stato più credibile se l’iniziativa di mettersi in viaggio fosse partita da lui invece che di nuovo da Shibeen.

SPOILER!
La parte centrale, dal 1705 al 1750 con la nascita come vampiro e tutto quel che ne consegue, è stata la mia preferita. Però non ho potuto fare a meno di notare che alcuni episodi rispecchiano fin troppo perfettamente Intervista col Vampiro: come l’avvelenamento da assenzio e laudano, seguito dal fuoco e dal periodo di “coma” in acqua, anche se messi in un contesto diverso. Tuttavia, sono ben narrati. E tutto il pezzo successivo riguardo il recupero di Raistan, stavolta raccontato da Shibeen, è molto sentito.
C’è una forte alternanza di pezzi molto intensi e di pezzi un po’ troppo rapidi. L’incontro con Stefan sembra contenere un bel po’ di dettagli molto importanti: lui ha caratteristiche evidentemente fuori dal comune per essere un vampiro, e la sua amicizia con Raistan sembra essere un dettaglio da non sottovalutare. Tuttavia, dura pochissimo. E, peggio ancora, sappiamo già che fine farà in futuro! È un peccato: era proprio necessario rovinare la sorpresa?
Anche l’intera parte terza, il “Qui e Ora” che in teoria dovrebbe essere la trama portante del libro, soffre della stessa fretta e della narrazione al passato prossimo. Stavolta, al contrario di quanto accadeva ne “Il racconto di Shibeen” ho trovato molto limitante lo stile di scrittura: gli eventi raccontati sono tantissimi e molto importanti, ma sono drasticamente ridotti in forma di lettera, e quindi buona parte del brivido della storia si perde.
Mi è spiaciuto. Nel complesso, se il libro fosse stato più lungo perfino di cento o duecento pagine pur di raccontare nel dettaglio –o con un diverso pov- gli ultimi avvenimenti, sarebbero state duecento pagine che avrei letto volentieri.
Non ultima, la sensazione che manchi un pezzo. So che i salti temporali sono tutti quanti voluti, ma la “mancanza” mi è rimasta. Si parla molto della famiglia degli Andrews, umani particolarmente importanti per Raistan per via di qualcosa accaduto in passato, ma soprattutto di Greylord, capo dei licantropi, e di come ad un certo punto della sua vita Raistan sia stato suo prigioniero e sottoposto a torture, cosa che li porta a combattersi per il resto della vita. Questo ci viene solo accennato: la storia per intero, infatti, dovrebbe essere raccontata nel secondo libro della serie. Ma questo primo libro si conclude, ai giorni nostri, con la loro reciproca collaborazione che sfocia perfino in amicizia.
Ecco, io avrei voluto vedere Raistan e Greylord nemici, prima di vederli amici: altrimenti come faccio a sorprendermi per l’evoluzione e il cambiamento dei personaggi?

Nel complesso, comunque, si tratta di un libro che mi è piaciuto e che ho letto molto volentieri.
Ed è molto probabile che decida di leggere anche i seguiti, visto che pare che andranno a colmare proprio le lacune temporali non ancora raccontate nel primo. Finora mi ispira, e mi fido. Mi piace l’universo creato attorno a Raistan, e mi piace che l’autrice sembri intenzionata a sfruttarlo ed esplorarlo nei libri seguenti: il suo stile promette bene, e se si rivelerà una di quelle autrici destinate a migliorare di libro in libro… allora sarà un vero piacere seguirne gli sviluppi. Inoltre, si tratta di un'autrice partita sotto casa editrice, e che invece adesso ha scelto la pubblicazione indipendente: anche per questo non posso non offrirle tutto il mio supporto e augurarle in bocca al lupo!

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