C'è da dire che nel frattempo ho compiuto ventidue anni, ho passato delle gran serate piacevoli e ho fatto un intenso mese di lavoro: il rovescio della medaglia sono come al solito le settimane così piene e frenetiche da provocarmi perdita della memoria a breve termine; giuro che quando capitano questi (rari) periodi fatico perfino a ricordarmi che cosa ho fatto il giorno prima, o se il tale avvenimento è accaduto ieri o due settimane prima.
Nel complesso, posso dire che va bene. Va molto bene: non ho neppure sentito il terremoto di alcuni giorni fa (ero in macchina, e lontana da casa), che non ha toccato casa mia né la mia città pur facendosi sentire, ma che ha causato un piccolo disastro a soli pochi chilometri da qui.
Questo maggio ho anche finito di scrivere il mio secondo libro e il quarto episodio di una fanfiction epocale, ma, dal giorno in cui ho scritto la parola "fine" in fondo a tutte e due, non ho quasi più scritto una riga di altro. Ho buttato giù un sacco di appunti e schizzi random, ma non mi sono ancora decisa ad aprire un nuovo progetto. Sono in una "pausa tra un caso e l'altro" alla Sherlock Holmes.
Oggi ho avuto un sabato di pausa nel modo migliore che potessi desiderare: casa tutta per me, riposato quanto ne avevo bisogno, cazzeggiato al computer, mangiato quello che mi andava, e poi pomeriggio passato con un'amica al bar e in fumetteria, per poi finire alla sera con lavoretti di casa e poi spaparanzata davanti ad uno dei tanti film che amo guardare a ripetizione. (in modo leggermente autistico, come non manco di notare ^^)
Il lavoro è molto soddisfacente, con i suoi pregi e difetti. L'ambiente, però, mi ha dato modo di fare una riflessione su me stessa, ma non necessariamente in positivo.
Mi sono resa conto che, dopo l'ombra oscura degli anni delle medie, dopo la lenta guarigione nei primi anni di liceo, non mi sono liberata dall'ossessione per il giudizio degli altri. È così: per un po' ho creduto di potermi dire orgogliosamente libera e incurante di qualsiasi verdetto o giudizio, ma sfortunatamente non è affatto così. Sono ancora succube del giudizio degli altri, anche quando "gli altri" sono una massa indistinta, senza nome, sicuramente meno importante delle persone vere e reali con cui passo il tempo e con le quali non avrei ragione di vergognarmi o censurarmi. E invece no. Per qualche motivo, mi rendo conto che a livello inconscio sono rimasta la ragazzina che cerca approvazione e soffre se non la riceve. Mi irrito nel vedermi considerare una creaturina timida e indifesa, ma non faccio niente per dissimulare l'impressione. Non sono ancora capace di fare semplicemente quel che voglio senza sentirmi preoccupata per ciò che penseranno di me. So che è solo un altro dei piccoli, fastidiosi demoni con cui si deve convivere, ma a volte mi ferisce e mi irrita constatare che -dopo tutto questo tempo- sono ancora lì.
Comunque, considerato l'ammontare di materiale che ho ricevuto in prestito, giugno si prospetta, come dire... pieno!
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