Sono i momenti in cui mi torna la voglia di leggere e, contemporaneamente, la voglia di scrivere. Saranno i cambiamenti e i ritmi degli ultimi mesi, però devo riconoscere con una certa dose di scocciatura che sono diventata spaventosament epigra per quanto riguarda la scrittura: non ho mai smesso di vivere le scene nella mia testa come se fossero reali, né di sentire incessantemente la voce dei miei personaggi mentre me li immagino in questa o in quella situazione. È come avere un proiettore dietro la retina acceso ad ogni ora del giorno o della notte, ma non è semplice trovare la forza di rimettermi lì, buona, e cominciare il lungo lavoro di trasformare le immagini in parole. Mi piace scrivere, ma a volte faccio fatica. E forse il motivo è proprio l'essere diventata più esigente e severa con me stessa, che da una parte mi aiuta a impegnarmi nello scrivere cose di buona qualità, dall'altra mi spaventa e mi frena la fantasia. Riuscirò mai a trovare il giusto equilibrio tra rigore e libertà?
A tal proposito, potrei finalmente mettermi a rispondermi alle disquisizioni letterarie di un mio amico. Absurd is The Way è il suo antro, la Letteratura dell'Assurdo il suo credo, Douglas Adams il suo maestro, e il fuffoso Formichiere il suo vessillo.
Da un po' di tempo ho scoperto che io e Tro abbiamo in comune la passione per la scrittura, e qualche volta abbiamo avuto modo di parlare di letteratura, dello scrivere, di libri, della necessità o meno di essere pubblicati, e cose così. Una delle cose che, nonostante tutto, stridono tra di noi, è il fatto che io non sia del tutto convinta dalla sua letteratura dell'Assurdo.
Col "non essere convinta" intendo che non mi piace? No.
Allora intendo che lui non dovrebbe "perdere tempo" a scrivere Assurdo. No.
Intendo forse dire che non ritengo l'Assurdo una letteratura? No.
Per quanto ne so -e in giro per la rete c'è tanta gente più esperta di me in questo campo- la letteratura dell'Assurdo esiste già da anni, e credo proprio che se ne ritrovino stralci in correnti come lo steampunk, il weird e la bizarro fiction. Douglas Adams e la sua Guida Galattica per gli Autostoppisti è un buon esempio, per un assaggio di letteratura dell'Assurdo con, tuttavia, una vera trama alle spalle. Se invece volete un po' di Assurdo allo stato brado, leggete il blog di Tro: vi consiglio i pezzi sul Natale, la Genesi e sul prezioso contributo del Formichiere nell'evoluzione delle scimmie.
Tornando a noi: le discussioni che abbiamo avuto sulla Letteratura dell'Assurdo toccavano diversi punti; dal fatto che si scrive per essere letti, al fatto che l'Assurdo sia un piacere per chi lo scrive, ma non per chi poi lo legge, o che la vera abilità di uno scrittore sia raccontare storie sì "canoniche", ma in modi che le fanno suonare sempre nuove e straordinarie. Ma abbiamo modi di scrivere diversi, e credo che non arriveremo mai ad un comune accordo: tuttavia, lui si è rivelato in grado di scrivere sia di Assurdo che di narrativa realistica (e, da scrittore a scrittore, io credo che abbia davvero del talento) e questo è un punto a suo favore.
"Perché non ti piace leggere di Assurdo?" mi è stato chiesto. Be', non sempre, replico. Il fatto è che, quando leggo, voglio immedesimarmi in quello che leggo, e con l'Assurdo non sempre ci riesco: occorre una sorta di vicinanza mentale e spirituale con lo scrittore di Assurdo. Proprio per questo mi sono piaciuti molto alcuni pezzi, in cui la colata calda e schiumosa di parole riusciva a trasmettermi esattamente le sensazioni che intendevano trasmettermi, mentre altri pezzi di letteratura Assurda mi sono sembrati semplicemente... assurdi, distanti dietro un vetro, come se guardassi da lontano la registrazioni dei sogni di qualcun altro. Penso che sia perché, nella letteratura Assurda, l'immedesimazione non è facile e spesso non garantita. Penso che si scriva e si legga soprattutto per sapere che non si è soli, che altri, nel mondo, hanno provato esattamente quello che proviamo noi.
"Perché non scrivi anche tu di Assurdo?" mi è stato chiesto. Ora, appurato che ciascuno scrive per descrivere quello che ha dentro, posso affermare che quello che c'è dentro la mia testa sono scene. Parlavo prima del proiettore mai spento: è questo che faccio mentre scrivo; racconto tutto quello che il proiezionista instancabile che vive dietro la mia retina manda in onda a getto continuo. A me piace la teoria di Stephen King.
"Da insegnante ho sempre insistito sulla semplicità. Che si tratti di narrativa o di saggistica, conta solo una domanda, e una risposta. <Cosa accade?> chiede il lettore. <Questo... E questo... E anche questo.> risponde lo scrittore."
Scrivo perché mi piace questo. A me piace raccontare che cosa succede, che cosa fa un personaggio, perché lo fa, che cosa pensa e cosa lo spinge a fare certe cose. Mi piace essere sulla spalla di un personaggio, dietro di lui o dentro la sua testa. Quindi non scrivo Assurdo semplicemente perché non mi è congeniale, perché vi trovo meno piacere di quello che trovo a scrivere di narrativa, ma non per questo voglio dire che non mi piace o che lo ritengo spazzatura. Affatto. Credo nella libertà di scrivere ciò che si vuole, ciò che ci dà il piacere immediato nello scriverlo e/o il piacere di rileggerlo, e anche nel potere liberatorio di scrivere qualcosa di completamente Assurdo. Credo più alla necessità di piccole quantità di Assurdo in storie comuni, perché spesso è la minima quantità a fare il massimo effetto.
Non mi piace l'assurdo e la bizzarria fine a sé stesse, l'arrogante snobismo di chi ti sbatte in faccia una storia scritta con i piedi e alle tue critiche protesta: "Ma guarda, tu non capisci! La tua visione è così disgustosamente limitata! Non è Assurdo? Non è Bizarro? Non è geniale e totalmente fuori dai canoni? Questa è vera letteratura, questa è vera scrittura, non quella di voi pecoroni strozzati dalla convenzione!"
Beninteso che non sto parlando di Absurd is The Way, ma di altri blog che ho avuto modo di visitare per anni, facendomi un'idea di chi li scriveva. Per me, vale sempre la regola che tu puoi scrivere tutto quello che vuoi, ma nel momento in cui me la fai leggere io sono libera di dirti che a me fa schifo. E non vale rispondermi che mi fa schifo perché sono così terribilmente out e di mente chiusa.
Ho trovato un estratto da un'intervista volta a spiegare il genere Bizarro, che vi riporto qui:
D: Scegli la tua storia preferita fantasy o fantascienza non-Bizarro e fai un esempio di come sarebbe differente se scritta nell’ottica del Bizarro.Con tutto il rispetto, ma chi avrebbe davvero voglia di leggere una boiata del genere? Sinceramente. Io no. Credo che il bizzarro, l'assurdo e la stranezza nascano prima di tutto nella mente delle singole persone: ciascuno di noi ha una sua concezione dell'assurdo, per questo sono convinta che troppo Assurdo fine a sé stesso finisca solo per confondere le idee a chi lo scrive e a chi lo legge e, punto fondamentale, finisce per non dire niente a nessuno. Che è quanto di peggio possa accadere in Letteratura. Non dire niente.
R: Molta gente pensa che la fantascienza sia narrativa weird. Ma il punto è che la gran parta delle storie di fantascienza hanno un solo elemento weird. Con il Bizarro, ce ne sono tre o di più. Perciò per rendere una storia di fantascienza Bizarro, bisogna aggiungere due o più elementi.
Dato che le storie di fantascienza e fantasy che preferisco tendono già molto al Bizarro, semplicemente sceglierò una storia che è familiare a tutti:
Jurassic Park – l’elemento weird, che rende la storia fantascienza, riguarda uno zoo per i dinosauri. Aggiungiamo un altro elemento di weird, cambierò i personaggi da un’allegra famigliola di scienziati a un gruppo di pornografi che hanno fatto irruzione nel parco per filmare video porno di zoofilia con i dinosauri. Per il terzo elemento weird, farò in modo che l’avere rapporti sessuali con i dinosauri in qualche maniera doni superpoteri agli attori porno. Ecco qui, la storia sarebbe weird a sufficienza per essere catalogata Bizarro. Non sono sicura sarebbe una buona storia, ma sarebbe Bizarro.
Non mi piace l'accanimento contro la Convenzione. Sarebbe come dire che tutto ciò che è convenzionale, anche solo raccontare una storia con inizio, svolgimento e fine (che, come sappiamo, possono anche essere scambiati come preferiamo) è male, banale, noioso e costrittivo, e chi segue la convenzione non è altro che un povero narratore frustrato al quale hanno tarpato le ali. No. Perché mai? Si possono raccontare storie sempre nuove e vive, come nessuno ha mai fatto prima, anche con semplici regole elementari. Anche le note musicali, di base, sono solo sette, no?
Non esiste un modo giusto di raccontare. Ma soprattutto, non credo che ci sia bisogno di trovare continuamente giustificazioni alla letteratura e allo scrivere. Di che cosa dovremmo mai giustificarci? Noi scriviamo. Tutto qui. Cosa, è il gradino successivo. Ma prima di tutto scriviamo. Quindi, meno lunghe e intricate disquisizioni sul perché si dovrebbe o non si dovrebbe scrivere, e scriviamo di più. Di qualunque cosa.
Inchino, e spade nel fodero.
L'accanimento verso la Convenzione non è assoluto, anche se a volte sembrerebbe trasparire dai miei racconti.
RispondiEliminaSto scrivendo un commento per non stare, come dici tu, a disquisire se è giusto o meno scrivere.
Purtroppo ho dovuto perdere molto tempo a definire una letteratura che definisco per certi tratti completamente diversa da quella di Douglas Adams, e spesso cado in contraddizioni con quello che ho detto o scritto.
La sto plasmando, piano piano, e con lei sto plasmando me stesso: sarà lungo.
Tornando all'accanimento con la Convenzione: essendo ciò che ho additato come opposto dell'Assurdo, devo sottolineare la contrapposizione, per definire meglio l'Assurdo; smetterò di farlo, probabilmente.
Ultima cosa,ma non meno importante, la soggettività: la Convenzione in certi casi mi ha tarpato le ali, ma ciò non vuol dire che lo faccia con tutti.
La differenza è sempre la stessa: tu sei una scrittrice, anzi, una Scrittrice, e scrivi molto bene e molto spontaneamente; io sono un Formichiere, e scrivo peloso :)
In ogni caso sono sempre contenta di sproloquiare di letteratura, anche se sono decisamente più portata per esprimermi scrivendo che non a voce. :)
RispondiEliminaSecondo me è interessante che tu ti metta ad esplorare liberamente una branca dello scrivere che è tua e soltanto tua, e fai bene a cercare di definirla. Ciò che mi stonava era proprio la critica alla narrativa "convenzionale". Non credo che esista un modo giusto e un modo sbagliato di raccontare, così come non esiste un modo Migliore per definizione: sono contenta di capire che non è questo il tuo caso.
Stavo pensando che anche i racconti di Stefano Benni hanno delle caratteristiche riconducibili al mondo dell'Assurdo: se ti capita, leggiti Elianto, o uno qualsiasi dei suoi libri. Lì però, come spesso negli scritti di Adams, l'elemento dell'assurdo è quasi sempre allegorico: ogni dettaglio assurdo è in reltà lì per alludere a qualcosa di molto reale.
E comunque, spero che tu abbia davanti ancora molti anni di scrittura pelosa!
Interessantissimo post, del quale mi sento di quotare ogni singola parola, soprattutto i paragrafi finali.
RispondiEliminaQuando dico "si scrive per essere letti" io penso più che altro al fatto che si scrive cercando di dare ai propri scritti una chiave di lettura più o meno "universale", a prescindere da chi e se leggerà. Secondo me l'attrito (se cosìvogliamo dire) tra chi scrive, legge, preferisce... l'Assurdo e chi invece ama la letteratura "Convenzionale" sta (tra le altre cose) in questa necessità di dare o meno una chiave di lettura per tutti a ciò che si scrive.
Riuscire a scrivere Assurdo è una dote che non tutti hanno, una dote che personalmente invidio, ma che apprezzo solo se dietro questo genere c'è comunque una comprensione e una capacità di movimento anche nell'ambito del "Convenzionale", per questo penso che non ci dovrebbero essere affatto motivi di scontro tra le due "fazioni": l'Assurdo è un di più, un passo avanti dell'espressione narrativa, il "Convenzionale" è la base che tutti quelli che si cimentano con lo scrivere e con il leggere dovrebbero avere. Per tutto il resto, non solo resta il sacrosanto diritto di scrivere e leggere ciò che più ci piace, ma resta anche il pieno diritto all'essere eclettici (che si guadanga quando non si è prevenuti).
Il bello dello scrivere è che è vario e complesso, articolato come una ragnatela: al centro la Convenzione, agli estremi l'Assurdo.
RispondiEliminaSono opposti, ma fanno pur sempre parte dello stesso organismo trasparente e bagnato che tanto meraviglia gli occhi curiosi del bambino.
Ognuno ha la sua idea, valida come tutte le altre.