Sono convinta che non si possa essere un "soggetto scrivente" se non si è, o si è stati, un soggetto leggente.
Io leggo. Tanto. Spesso fino a farmi venire il mal di testa, spesso -grazie alla mia considerevole quantità di tempo libero- nel corso di una sola giornata mi si può trovare rintanata ora in un angolo della casa, ora nell'altro, ma sempre con un libro in mano, e con quel segnalibro che avanza inesorabile finché non giro l'ultima pagina, poso il libro, e con la stessa espressione dell'ubriacone al bar dico: "Un altro!"
Oltre a leggerli, io compro volentieri i libri. Con quelli più di ogni cosa sono a rischio acquisto compulsivo, specie quando quei maledetti se ne stanno lì a fissarti dallo scaffale nelle loro edizioni economiche così lucide e maneggevoli che sembrano dirti: "Prendimi, sono piccolo, carino e perfetto da portare in borsa!"
Grazie a questo vizio ho preso anche delle belle cantonate, spendendo soldi per libri che promettevano tanto, ma poi si rivelavano ciofeche. D'accordissimo col principio di leggere qualsiasi cosa, perché solo leggendo libri mediocri si riconosceranno quelli veramente belli, ma la cosa diventa dispendiosa quando per ogni libro bello ce ne sono dieci brutti, e tutti costano sui diciotto euro.
Per questo sono assolutamente favorevole a rivalutare le biblioteche, che mi hanno regalato molte tra le migliori letture degli ultimi anni.
Una curiosità: io che la biblioteca l'ho frequentata fin da quando ero bambina, per un lungo lasso di tempo a cavallo degli anni del liceo l'ho snobbata quasi completamente: all'epoca preferivo ancora l'acquisto compulsivo e lo scambio di libri tra amiche che come me erano soggetti leggenti. Dopo averci lavorato, ho riscoperto un mondo che già amavo.
Non ho smesso di comprare i libri: è una spesa che faccio davvero volentieri, e per me comprare un libro è anche un modo di premiare un autore che mi è piaciuto.
Non mi hai convinta? Grazie, è stato bello, ma il libro se ne torna in biblioteca e verrà dimenticato. Mi hai convinta? Di corsa in libreria, questo lo voglio.
Mi piace avere i libri tutti per me, vederli sugli scaffali di camera mia, portarmeli in giro, averli a portata di mano accanto al letto per quando voglio rileggermi un paragrafo che mi piaceva e poi mi trovo a rileggere l'intero libro da capo. Mi piace il libro come oggetto. Per questo, favorevole all'e-book come opzione, ma mai come sostitutivo. E poi ho una sorta di legame sentimentale imbarazzante coi libri che mi sono piaciuti: quando vado in libreria non guardo solo le novità, ma passo sempre nelle mie sezioni preferite, mi emoziona vedere che quella libreria ha tutta la bibliografia di un'autrice che adoro, mi ringalluzzisco quando vedo la ristampa moderna di una saga fantasy che ho amato alle medie, mi piace vedere i miei romanzi preferiti farmi ciao dagli scaffali. Mi piace anche vedere chi viene e chi va: sono felice quando vedo qualcun altro leggere i miei libri preferiti, per questo mi piace tanto vedere quegli stessi volumi nelle librerie e proposti sugli scaffali delle biblioteche.
Ben vengano le librerie, quindi, anche se il loro vero problema è la loro limitatissima scelta. Perfino le più grandi offrono solo ed esclusivamente le novità più blasonate, e se il libro che cerchi è appena più datato o appena meno famoso, nel migliore dei casi devi ordinarlo e nel peggiore è introvabile.
Biblioteche, quindi.
L'unico modo di leggere gratis e allo stesso tempo rovesciare le statistiche è abbuffarsi in biblioteca e poi premiare con l'acquisto solo chi se lo merita.
Ora, secondo me, non è vero che gli
italiani non leggono. Altrimenti non si spiegherebbe il surplus di libri
nella sezione "novità", tutto quel caleidoscopio di copertine lustre,
patinate e scivolose, colorate, luccicanti, zeppe di titoli allusivi. I
libri vendono: quindi sembra proprio che gli italiani qualcosa leggano,
tutto sommato.
Posso essere d'accordo su una cosa: gli italiani
(nel senso della maggior parte dei soggetti che acquistano libri e
finiscono nelle statistiche) non leggono... niente che non sia
adeguatamente precotto, frullato, ben confezionato e servito con una
bella patina pubblicitaria.
Che il libro sia brutto o bello (ci
sono anche i libri patinati e belli, ebbene sì) non importa,
l'importante è che l'editore ci imbocchi col cucchiaione. Diavolo, se ne
parlano tutti e se la copertina è così
luccicante, allora devo leggerlo. Poi magari nessuno si ricorderà di cosa parlava la trama.